Dispositivi

Esistono in commercio dei dispositivi per la cura del capezzolo. Questi non sono necessariamente utili; nella mia esperienza di consulente posso dire che molte mamme hanno allattato felicemente senza averne mai fatto uso. Esaminiamo i più conosciuti, il cui utilizzo deve sempre rispettare  le regole di una corretta igiene e di un uso non troppo prolungato, con la consapevolezza che possono aiutare, ma non risolvere la causa del problema.  

– Le conchiglie per l’allattamento: sono dei dispositivi in plastica e silicone, tondi, forati.  Durante i primi giorni di allattamento, le conchiglie vengono applicate sul seno in caso di forte sensibilità o fastidio, tanto da non sopportare alcun contatto, isolando la zona ed  evitando lo sfregamento degli abiti e delle cuciture del reggiseno sul capezzolo. Essendo forate, sono pubblicizzate per facilitare la cicatrizzazione di eventuali ragadi. Un altro utilizzo suggerito, è quello di raccogliere il latte perduto tra una poppata e l’altra (latte da non utilizzare per darlo al bambino) ed evitare edemi nella zona dell’areola. Le evidenze, però, sconsigliano fortemente l’uso delle conchiglie perché la pressione esercitata a livello dell’areola, anche se lieve, può causare un’ostruzione dei dotti nella zona in cui preme il bordo del dispositivo. 

– Coppette assorbi latte: esistono usa-e-getta o  in tessuto lavabile. Si inseriscono sotto il reggiseno o la canottiera per evitare di sporcare e/o bagnare gli abiti in caso di perdite di latte dal seno. E’ consigliabile usarle solo il tempo strettamente necessario e non tenerle troppo addosso, in quanto, a causa del film impermeabile al loro interno, possono creare problemi di macerazione della pelle a causa dell’umidità stagnante. Nel caso di utilizzo prolungato si suggerisce di cambiare spesso la coppetta, appena si bagna. Molte mamme riferiscono di averle usate sui capezzoli con ragadi, ma la situazione peggiorava perché la ferita si “attaccava” alla coppetta, strappando la crosta, quando la coppetta veniva tolta. Molto più economica l’iniziativa di molte mamme di cucirsi delle coppette in cotone facilmente lavabili in lavatrice.

– I paracapezzoli d’argento: dalle supposte proprietà disinfettanti e cicatrizzanti. Nel caso di applicazione di questi paracapezzoli per lenire bruciori o aiutare la cicatrizzazione di ragadi, i risultati positivi sono solo aneddotici; hanno, invece, effetti collaterali evidenti che hanno peggiorato spesso la situazione. Non ci sono evidenze scientifiche che ne dimostrino l’efficacia e/o l’innocuità per mamma e bambino.

– Cuscinetti idrogel: sono dei dischetti trasparenti che si appoggiano sul capezzolo, sotto il reggiseno, e che dovrebbero dare  una sensazione di freschezza e sollievo in caso di dolore.  Vengono pubblicizzati anche per la guarire le ragadi, ma ricordo che cicatrizzazione della ferita del capezzolo può migliorare solo se si risolve anche il problema che l’ha causata, cioè l’attacco del bambino al seno. Dagli studi fatti, anche questi cuscinetti non sembrano essere efficaci.

– Cuscinetti in gel: Da non confondere con i precedenti. Sono dei cuscinetti di plastica morbida, riempiti di gel, con un foro al centro per evitarne il contatto con la zona areolare. Si mettono in frigorifero o in freezer e possono essere utili in caso servano degli impacchi antinfiammatori per un ingorgo, per una mastite o per un dotto infiammato. E’ possibile utilizzare questi dischetti anche caldi, applicandoli qualche minuto prima della poppata, in caso di un leggero ingorgo, ricordando però che il calore aumenta l’infiammazione e l’edema.

– Saponi, creme, unguenti, dischetti pulenti, salviettine igieniche: Sono quasi sempre inutili, dato che la natura ha già pensato a tutto e il prodotto migliore per capezzolo e areola in allattamento è la sostanza oleosa prodotta dalle ghiandole di Montgomery. Tutti questi prodotti topici potrebbero interferire, rendendo più secca e fragile la pelle del seno o, a causa dell’odore o del sapore di tali prodotti, sgradita al bambino. In caso di applicazione di unguenti  troppo oleosi, è possibile che il bambino faccia fatica ad attaccarsi al seno dato che è diventato troppo scivoloso. Ci sono anche prodotti arricchiti di vitamine, soprattutto la E, ma sono stati riscontrati degli effetti collaterali sia per la pelle della mamma (orticaria) sia per il bambino, dati i possibili effetti tossici da sovradosaggio da vitamine.  Il migliore topico in assoluto è il proprio latte, spremuto, spalmato a fine poppata e lasciato asciugare.

– Il reggiseno  per  allattamento: ormai si trova di vari modelli e colori;  l’importante è che non stringa troppo, sia comodo, con grosse bretelle che non segnino le spalle e che l’apertura in zona areolare sia abbastanza ampia per non rendere difficile l’attacco del bambino. L’uso del reggiseno non sembra essere essenziale per il mantenimento del tono dei tessuti delle mammelle.

– Dispositivi per l’estroflessione del capezzolo: conchiglie forate, simili a quelle descritte sopra, ma con un foro più piccolo che va a premere proprio alla base del capezzolo, da usare, secondo i produttori, già durante la gravidanza. Esiste anche un dispositivo da applicare al capezzolo, collegato ad una pompetta che serve a creare un risucchio costante e a tenere i capezzoli estroflessi. L’efficacia di entrambi non è provata. Si può provare, invece, una siringa adattata (capovolta, con lo stantuffo inserito dalla parte dell’ago, ovviamente tagliato) che ha lo scopo di far protrudere il capezzolo piatto o infossato. Potrebbe essere un suggerimento efficace anche la stimolazione con i polpastrelli, qualche minuto prima della poppata, o l’applicazione di un cubetto di ghiaccio avvolta da un panno di cotone o l’utilizzo di un tiralatte per qualche minuto prima della poppata. In tutti i casi è bene ricordare che il bambino può riuscire a poppare efficacemente anche con un capezzolo introflesso, se l’attacco è corretto e profondo.

Maddalena N.

IBCLC – Mestre